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Per
guadagnarsi il soprannome di Dynamite girl le fu sufficiente
trasportare in un borsone di pelle nero sul treno per Chicago, a soli
diciassette anni, trentasei candelotti destinati a vendicare una
strage di lavoratori. Arrestata in seguito alla spiata di un
ferroviere, la ragazza non tradì i suoi compagni, meritandosi il
riconoscimento di “ragazza tosta” dai suoi inquisitori. E così
trascorse diciotto mesi in galera, dove conobbe altre ribelli
dell’epoca, molto più famose e coinvolte di lei nei sogni
rivoluzionari. Da allora in poi cambiò parecchi amanti e mariti,
rimanendo però fedele, sempre e comunque, all’anarchia. A farla
uscire ora dall’oblio è la pubblicazione di Filippo Manganaro,
studioso di temi sociali nella popolazione italo-americana,
intitolato appunto Dynamite
girl
(Nova Delphi Libri, pagg. 235, eur 12). La protagonista in questione
è Gabriella Antolini, nata in provincia di Ferrara nel 1900 ed
emigrata a soli sette anni insieme con la famiglia negli USA. Ma più
e oltre che seguirne le vicende fino alla morte causata da un tumore
in un ospedale di Chicago nel gennaio 1984, il volume racconta la
storia, corposa e avventurosa, della comunità di anarchici
statunitense, molti dei quali di origine italiana. Prima e ancora più
della coppia Sacco e Vanzetti (le più famose vittime innocenti della
violenza statale a stelle e strisce), agirono migliaia d’immigrati
di tutte le regioni italiane, spesso avvezzi ad alternare la ragione
delle idee con quella più tragica e contundente della dinamite,
fedeli a un perentorio invito apparso qualche decennio prima su “The
Alarm”, un foglio anarchico di Chicago: “Ciascuno di voi,
vagabondi affamati che leggete queste righe, approfitti di quei
semplici strumenti di guerra che la Scienza ha messo in mano ai
poveri, diventando una potenza in questo o in ogni altro paese.
Imparate a utilizzare gli esplosivi!” Quello che Manganaro descrive
è un universo di uomini e donne che usavano cantare, nel più famoso
degli stornelli dell’esilio, che “nostra patria è il mondo
intero / nostra legge è la libertà / nostra legge è la libertà /
ed un pensiero / ribelle in cor ci sta.” Più che la biografia di
Gabriella Antolini, Dynamite
girl
appare uno squarcio su una comunità che, prima di essere bollata
come mafiosa, portò oltre oceano il mito di una rivoluzione sognata,
progettata e rimasta totalmente incompiuta.”
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