Recensione di Franco Di Sabantonio a La notte di Villa Diodati, "A rivista anarchica" del marzo 2013
È
un libro anonimo. Vedendo la copertina, leggendo solo il titolo,
questo libro non dice nulla. Ma proprio l’anonimato sembra la sua
forza. Su uno sfondo nero, tetro, che richiama alla mente l’oscurità
e l’ignoto, campeggia l’immagine di un pipistrello con le ali
aperte, che si confondono con lo sfondo descritto. O meglio, si
tratta di un vampiro! Molto originale la copertina. Che a prima vista
sembra non avere alcuna relazione con il titolo del libro.
D’altronde, quando il titolo e la copertina di un libro ci svelano
ogni cosa, la delusione è assicurata. Non è questo il caso.
Il
libro che stiamo recensendo – Shelley, Byron, Polidori, La
notte di Villa Diodati,
a cura e con un saggio introduttivo di Danilo Arona, (Nova Delphi
Libri, 2011, pp 350, eur 12,00) – contiene tre capolavori della
letteratura inglese della prima metà del XIX secolo; ed è un libro
che oggi merita la nostra attenzione. Chi oggi non conosce
Frankestein
di Mary Shelley? Eppure il celebre romanzo gotico è ancora in grado
di stupirci. Dopo tante pubblicazioni in lingua italiana, esce ora,
con una nuova traduzione e per i tipi delle edizioni romane di Nova
Delphi Libri, una nuova edizione, in cui l’opera è raccolta
insieme ad altri tre testi della letteratura inglese firmati da Lord
Byron (La
sepoltura)
e da John Polidori (Il
vampiro):
non un’antologia, ma un lavoro curato e unitario, di cui ci aiuta a
tracciare le fila il prezioso saggio introduttivo di Arona, notevole
per intelligenza e sensibilità, che ci fornisce un ausilio per
contestualizzare le opere in questione. La notte del titolo, fredda e
molto piovosa, è quella del 16 giugno 1816. Un gruppo di
intellettuali e letterati si incontra a Villa Diodati, sulle rive del
lago di Ginevra; ispirati dalla lettura di un vecchio volume di
novelle fantastiche, Phantasmagoria,
alcuni di loro, tra cui Byron, Shelley e Polidori, si cimentano in
una sorta di scommessa letteraria: ognuno avrebbe scritto un racconto
fantastico da leggere e confrontare con gli altri nelle notti
successive. Nascono così La
sepoltura,
Il vampiro
e il celebre Frankestein.
Non meno originale di quest’ultimo è il racconto di Polidori, il
primo della lunga serie di romanzi sui vampiri (da Dracula
a Twilight)
molti dei quali portati anche sul grande schermo. Il saggio
introduttivo di Danilo Arona analizza e descrive tutta una serie di
dinamiche sociali e umane dei vari personaggi di fantasia,
collegandoli con le esperienze personali dei loro autori e in qualche
modo giustifica la nascita di questi mostri tracciando una biografia
molto ben riuscita dei loro autori e creatori, restituiti alla loro
vita quotidiana. Una tale ricostruzione storico-letteraria non
esisteva, se non parzialmente nell’introduzione di Mary Shelley al
suo Frankestein.
Merito di Arona l’aver presentato e fatto conoscere questa storia,
ben oltre la leggenda, e completato la ricostruzione della Shelley,
fatta di poche, scarne e soggettive righe.
Ne
viene fuori un libro stupendo, che restituisce le tre opere, per la
prima volta riunite, al loro naturale contesto e alla propria curiosa
genesi: quella suggestiva notte di letture e storie di fantasmi a
Villa Diodati, nel lontano 1816.
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