Il romanzo storico di Filippo Manganaro racconta le vicende di una famiglia decimata (nonno e nipotina) di ebrei in fuga da una Russia dove la politica zarista ha ormai deciso di chiudere i conti con il popolo errante, che, sulla via dell’emigrazione verso gli Stati Uniti, incrocia e unisce i propri destini con una famiglia cattolica irlandese. A far da sfondo alle vicende anche fatti storici dell’epoca abilmente ricostruiti: l’incendio alle Triangle di New York, oltre cento donne morte e lo sciopero del “Pane e le Rose” del 1912, l’occupazione della Bassa California da parte dell’armata anarchica in appoggio alla Rivoluzione zapatista e l’ingresso delle Brigate Internazionali a Madrid, nel 1936.
Questo meccanismo dà, al romanzo storico di Filippo Manganaro, un connotato efficace ed al lettore il messaggio inequivocabile che la via della pace è perseguibile solo attraverso la comprensione delle diversità, spesso inesistenti e costruite a tavolino. Una riflessione necessaria per interrogarsi sulle divisioni della sinistra radicale che, pur nel rispetto dei feticci della bandiera e dell’Internazionale (cantata, nel romanzo, nelle tante lingue diverse degli emigranti d’oltreoceano), non smette di perseguire pratiche di divisione ancora oggi caratteristiche dei partiti comunisti della “vecchia” Europa.
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