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lunedì 20 agosto 2012

QUEBRANTOS - SQUARCI DALL'ARGENTINA DEI DESAPARECIDOS

Il Mattino mercoledì 8 agosto 2012. Articolo realizzato da Guido Piccoli

L’inferno non ha bisogno di essere inventato. Va solo descritto, meglio se da chi l’ha visto e subito. E va fatto a caldo, prima che le naturali rimozioni facciano la loro. Le dodici testimonianze rese da ex militanti italo-argentini tra il ’78 e il ’79, appena sbarcati in Italia per sfuggire alla repressione della dittatura militare, avrebbero dovuto comporre, insieme ad altre, il soggetto per un film della Rai. Rimasero nei cassetti di qualche solerte funzionario. Rispettoso di quelle stesse “ragioni di stato” che avevano generato l’omertà dei governanti italiani che allora, come negli anni successivi, preferirono fingere di non sapere cosa stesse succedendo in Argentina. Dopo più di un quarto di secolo, grazie a Delia Ana Fanego, membro del Comitato Antifascista contro la repressione in Argentina (Cafra), parte di queste cronache dell’orrore vengono rese pubbliche grazie al volume Quebrantos, pubblicato nella collana “Viento del Sur” dalla Nova Delphi (pag. 230, euro 14). L’obiettivo dichiarato dalla curatrice è semplice: continuare a precorrere “il lungo cammino contro l’impunità e l’oblio”. In spagnolo “quebrantos” vuol dire squarci, crepe. E il libro, di squarci e crepe nell’animo del lettore, ne genera molti e profondi. E tuttora ben aperti almeno in Argentina, vista la commozione generata dalla condanna a 50 anni di carcere inflitta all’ottantasettenne ex generale Jorge Rafael Videla. Già condannato all’ergastolo, come mandante del rapimento dei figli dei desaparecidos. “ Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare”, scriveva Primo Levi in I sommersi e i salvati, come ricorda nel prologo la stessa curatrice.

Secondo i racconti di quelli che erano, al momento della loro testimonianza, dei giovani sfuggiti alla morte, viene da rendere onore a quanti in quegli anni misero in gioco la propria vita, per un ideale di giustizia e solidarietà. “L’Argentina degli anni ’60 non sfuggiva, come gran parte del mondo, all’euforia e all’utopia che un mondo migliore fosse possibile e che fossimo noi, i giovani di allora, quelli che avremmo dovuto costruirlo”, scrive ad esempio Wanda Fragale, una ragazza calabrese, emigrata con la famiglia in Argentina nel 1950. Parole semplici, assolutamente prive di autocompiacimento o di esaltazione; anzi spesso accompagnate da molte riflessioni sugli errori. Orrori da una parte, errori dall’altra: Quebrantos è un piccolo contributo affinché la storia dell’uomo non ripeta quell’epoca buia.

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