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venerdì 10 aprile 2015

"La mia biblioteca perduta" di David Viñas

Uno dei rari testi tradotti in italiano del grande scrittore e studioso argentino David Viñas. L'occasione per leggerlo è data dalla pubblicazione di "Golpe ai libri. La repressione della cultura durante l'ultima dittatura militare in Argentina (1976-1983)".

Il 1976 è l'anno della mia biblioteca perduta. E la mia biblioteca perduta è legata, nel mio ricordo, a qualcosa che ascoltavo come un coro ipoteticamente amichevole ma che era pieno di elementi minacciosi. Mi dicevano, nel 1976: “Ti ammazzano, David”. La risposta immediata, seppure cercando di mantenere un certo decoro, fu andarmene. E i libri andarono perduti. Però la biblioteca perduta fu la risposta a quel coro che sussurrava con diverse intonazioni e con ritmi distinti: “Ti ammazzano, David”. Per consolarmi della perdita della mia biblioteca, volli rifarmi a una frase di un importante politico nato nei dintorni di Mosca, che diceva: di fronte all'esilio, la parola è un po' oscena, di fronte alla possibilità di doversene andare dal proprio paese, ironia e poche valigie. Nelle mie poche valigie non entrava una biblioteca cosicché furono pochi gli esemplari con cui partii nel mese di luglio del 1976.
La mia biblioteca perduta mi fa pensare anche a come quella biblioteca si era formata. La precarietà economica comportò che la maggior parte dei miei libri, i libri della mia biblioteca perduta, fossero rubati.
Sono stato un considerevole ladro di libri. Potrei, addirittura, ricostruire i circuiti – soprattutto su avenida Corrientes, negli anni cinquanta e sessanta – di come si andava formando una biblioteca che finì perduta. Vale a dire, come si rubano i libri. Quelle librerie sono andate scomparendo ma allora addirittura ci stimolavano posizionando alcuni libri affinché li rubassimo in fretta. Probabilmente nel furto si insinuava già la possibilità della perdita.
Come si rubano, o si rubavano, i libri? Che libri bisogna rubare? Anche in questa espansione autobiografica devo riconoscere che tenendo lezioni, di fronte alle comprensibili lamentele degli studenti, ho dovuto cercare di sistematizzare quella esperienza strettamente empirica ed episodica, per creare una specie di catechismo del bravo ladro di libri. Circuiti e strategie della formazione di una biblioteca; una modalità di capitalizzazione, perché alle origini di qualsiasi capitalizzazione più o meno considerevole c'è il furto, il saccheggio. Volendo fare un esempio classico, l'Impero Britannico si formò a partire dal saccheggio dell'India. Con le dovute differenze, logicamente, tra l'Impero Britannico e la modesta ma consistente biblioteca che arrivai a formare.
In relazione alla mia biblioteca perduta, dovrei recuperare l'immagine dell'unico professore meritevole di considerazione, negli anni cinquanta, nella vecchia facoltà di Lettere e Filosofia di calle Viamonte. Sto parlando di don Claudio Sánchez Albornoz, presidente della Repubblica Spagnola in esilio, l'unico professore che riusciva a stabilire un dialogo con gli studenti. Parlava di Spagna, della Spagna medievale, di un tempio di Toledo, che apparteneva alle tre religioni. Diceva anche che la biblioteca cristiana più importante della Spagna del Nord, la Spagna cristiana, conservava trecento esemplari legati con catene perché erano fatti a mano. E che, a Córdoba, la biblioteca musulmana ospitava trecentomila esemplari.
Vari libri che andarono formando la mia biblioteca, non proprio espropriati bensì dolorosamente acquisiti, comprati, erano libri sui musulmani andalusi. In quell'accumulazione della biblioteca andata perduta, c'erano anche libri di mia nonna doña Dominga. Si trattava soprattutto di scrittori pubblicati a puntate sui giornali argentini ma la presenza di quei libri aveva una caratteristica insolita. Erano libri molto allungati che richiamavano la mia attenzione: erano rilegati. Mia nonna li collezionava. Li ritagliava, li conservava e, infine, quando le storie spagnole di Benito Pérez Galdos finivano, li faceva rilegare. Erano i libri che servivano da fondo a quella biblioteca e io li organizzai secondo la provenienza.
Mia zia Jorgelina – stiamo parlando della cultura argentina, di come si forma una biblioteca in Argentina – aveva soprattutto due autori, che erano gli autori più popolari nel paese negli anni venti e trenta: Hugo Wast e Manuel Gálvez. C'era tutta una costellazione di figure che contribuivano alla mia biblioteca. Grazie a mia cugina Cacha scoprii, per esempio, Stefan Zweig, che si suicidò con la moglie come denuncia tragica di ciò che stava accadendo nei campi di concentramento negli anni quaranta. Sui giornali di allora, “Crítica” soprattutto, apparve la foto dei due suicidi, due ebrei suicidi, nel letto, abbracciati. L'altra figura che contribuì a questa amena descrizione di una biblioteca ormai perduta è quella di mio padre: un'antologia erotica. Fu così che mi inizia a quello che al collegio dei preti chiamavano peccato solitario. Antologia erotica. Si potrebbe decifrare la classe media in base a questo modello di falde archeologiche, falde geologiche di formazione di una biblioteca. Perché gli ultimi a contribuire, più espliciti e agguerriti, furono mio cugino Israel e mia cugina Sara, due militanti del Partito comunista, logicamente stalinisti duri e puri. Grazie a loro lessi La montagna incantata e Gli ultimi giorni di Pompei.
Dopo questo coro così significativo come quello di “Ti ammazzano, David” furono molte le biblioteche smarrite. Biblioteche successive in Spagna, Danimarca e Messico. In questi tre posti rimasero altre sfilacciature di biblioteche, perché non si può andare da un luogo all'altro carichi di libri come fossero gioielli, come il personaggio di Alì Babà e i quaranta ladroni.
Naturalmente, il recupero di queste biblioteche successive, che avevano forse qualche nucleo, è solito avvenire in luoghi molto frequentati come Plaza Lavalle, il Parque Rivadavia e il Parque Centenario. Alcuni proprietari di chioschi hanno la cordialità di dirmi: “Qui c'è un libro con la sua firma”. Io mi tranquillizzo quando vedo solo la firma perché alcune volte ci sono commenti a piè di pagina che sono più compromettenti, e uno è sempre cauto di fronte all'impegno. Sto scegliendo: Plaza Lavalle, Parque Rivadavia e Parque Centenario.
Si potrebbe di nuovo tracciare un itinerario di Buenos Aires: il casinò galleggiante, il parco tematico Terra Santa, la moschea appena inaugurata, i centri commerciali... Io proporrei la biblioteca e i libri per criticare o scongiurare questa Buenos Aires predominante.  (traduzione di Francesca Casafina)

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