Uno dei rari testi tradotti in italiano del grande scrittore e studioso argentino David
Viñas. L'occasione per leggerlo è data dalla pubblicazione di "Golpe ai libri. La repressione della cultura durante l'ultima dittatura militare in Argentina (1976-1983)".
Il 1976 è l'anno della mia biblioteca perduta. E
la mia biblioteca perduta è legata, nel mio ricordo, a qualcosa che ascoltavo
come un coro ipoteticamente amichevole ma che era pieno di elementi minacciosi.
Mi dicevano, nel 1976: “Ti ammazzano, David”. La risposta immediata, seppure
cercando di mantenere un certo decoro, fu andarmene. E i libri andarono
perduti. Però la biblioteca perduta fu la risposta a quel coro che sussurrava
con diverse intonazioni e con ritmi distinti: “Ti ammazzano, David”. Per consolarmi della perdita della mia
biblioteca, volli rifarmi a una frase di un importante politico nato nei
dintorni di Mosca, che diceva: di fronte all'esilio, la parola è un po' oscena,
di fronte alla possibilità di doversene andare dal proprio paese, ironia e
poche valigie. Nelle mie poche valigie non entrava una biblioteca cosicché
furono pochi gli esemplari con cui partii nel mese di luglio del 1976.
La mia biblioteca perduta mi fa pensare anche a
come quella biblioteca si era formata. La precarietà economica comportò che la
maggior parte dei miei libri, i libri della mia biblioteca perduta, fossero
rubati.
Sono stato un considerevole ladro di libri.
Potrei, addirittura, ricostruire i circuiti – soprattutto su avenida
Corrientes, negli anni cinquanta e sessanta – di come si andava formando una
biblioteca che finì perduta. Vale a dire, come si rubano i libri. Quelle
librerie sono andate scomparendo ma allora addirittura ci stimolavano
posizionando alcuni libri affinché li rubassimo in fretta. Probabilmente nel
furto si insinuava già la possibilità della perdita.
Come si rubano, o si rubavano, i libri? Che
libri bisogna rubare? Anche in questa espansione autobiografica devo
riconoscere che tenendo lezioni, di fronte alle comprensibili lamentele degli
studenti, ho dovuto cercare di sistematizzare quella esperienza strettamente
empirica ed episodica, per creare una specie di catechismo del bravo ladro di
libri. Circuiti e strategie della formazione di una biblioteca; una modalità di
capitalizzazione, perché alle origini di qualsiasi capitalizzazione più o meno
considerevole c'è il furto, il saccheggio. Volendo fare un esempio classico,
l'Impero Britannico si formò a partire dal saccheggio dell'India. Con le dovute
differenze, logicamente, tra l'Impero Britannico e la modesta ma consistente
biblioteca che arrivai a formare.
In relazione alla mia biblioteca perduta, dovrei
recuperare l'immagine dell'unico professore meritevole di considerazione, negli
anni cinquanta, nella vecchia facoltà di Lettere e Filosofia di calle
Viamonte. Sto parlando di don Claudio Sánchez Albornoz, presidente della
Repubblica Spagnola in esilio, l'unico professore che riusciva a stabilire un
dialogo con gli studenti. Parlava di Spagna, della Spagna medievale, di un
tempio di Toledo, che apparteneva alle tre religioni. Diceva anche che la
biblioteca cristiana più importante della Spagna del Nord, la Spagna cristiana,
conservava trecento esemplari legati con catene perché erano fatti a mano. E
che, a Córdoba, la biblioteca musulmana ospitava trecentomila esemplari.
Vari libri che andarono formando la mia
biblioteca, non proprio espropriati bensì dolorosamente acquisiti, comprati,
erano libri sui musulmani andalusi. In quell'accumulazione della biblioteca
andata perduta, c'erano anche libri di mia nonna doña Dominga. Si
trattava soprattutto di scrittori pubblicati a puntate sui giornali argentini
ma la presenza di quei libri aveva una caratteristica insolita. Erano libri
molto allungati che richiamavano la mia attenzione: erano rilegati. Mia nonna
li collezionava. Li ritagliava, li conservava e, infine, quando le storie
spagnole di Benito Pérez Galdos finivano, li faceva rilegare. Erano i libri che
servivano da fondo a quella biblioteca e io li organizzai secondo la
provenienza.
Mia zia Jorgelina – stiamo parlando della
cultura argentina, di come si forma una biblioteca in Argentina – aveva
soprattutto due autori, che erano gli autori più popolari nel paese negli anni
venti e trenta: Hugo Wast e Manuel Gálvez. C'era tutta una costellazione di
figure che contribuivano alla mia biblioteca. Grazie a mia cugina Cacha
scoprii, per esempio, Stefan Zweig, che si suicidò con la moglie come denuncia
tragica di ciò che stava accadendo nei campi di concentramento negli anni
quaranta. Sui giornali di allora, “Crítica” soprattutto, apparve la foto dei
due suicidi, due ebrei suicidi, nel letto, abbracciati. L'altra figura che
contribuì a questa amena descrizione di una biblioteca ormai perduta è quella
di mio padre: un'antologia erotica. Fu così che mi inizia a quello che al
collegio dei preti chiamavano peccato solitario. Antologia erotica. Si potrebbe
decifrare la classe media in base a questo modello di falde archeologiche,
falde geologiche di formazione di una biblioteca. Perché gli ultimi a
contribuire, più espliciti e agguerriti, furono mio cugino Israel e mia cugina
Sara, due militanti del Partito comunista, logicamente stalinisti duri e puri.
Grazie a loro lessi La montagna incantata e Gli ultimi giorni di
Pompei.
Dopo questo coro così significativo come quello
di “Ti ammazzano, David” furono molte le biblioteche smarrite. Biblioteche
successive in Spagna, Danimarca e Messico. In questi tre posti rimasero altre
sfilacciature di biblioteche, perché non si può andare da un luogo all'altro
carichi di libri come fossero gioielli, come il personaggio di Alì Babà e i
quaranta ladroni.
Naturalmente, il recupero di queste biblioteche
successive, che avevano forse qualche nucleo, è solito avvenire in luoghi molto
frequentati come Plaza Lavalle, il Parque Rivadavia e il Parque Centenario.
Alcuni proprietari di chioschi hanno la cordialità di dirmi: “Qui c'è un libro
con la sua firma”. Io mi tranquillizzo quando vedo solo la firma perché alcune
volte ci sono commenti a piè di pagina che sono più compromettenti, e uno è
sempre cauto di fronte all'impegno. Sto scegliendo: Plaza Lavalle, Parque
Rivadavia e Parque Centenario.
Si potrebbe di nuovo tracciare un itinerario di
Buenos Aires: il casinò galleggiante, il parco tematico Terra Santa, la moschea
appena inaugurata, i centri commerciali... Io proporrei la biblioteca e i libri
per criticare o scongiurare questa Buenos Aires predominante. (traduzione di Francesca Casafina)
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