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mercoledì 3 giugno 2020

Gian Dàuli e Kipling: una storia sintomatica

In occasione dell'uscita di Stalky & Co. Gli anni della formazione, nella storica traduzione di Gian Dàuli e con l'introduzione di Dario Pontuale, proponiamo una parte della postfazione di Graziella Pulce dedicata proprio al traduttore, scrittore ed editore vicentino.

La traduzione di Stalky & Co. uscì per i tipi dell’editore milanese Bietti nel 1931. Il traduttore, che firmò anche la prefazione, era Gian Dàuli, al secolo Giuseppe Ugo Nalato, traduttore, scrittore, editore, creatore di collane editoriali e personaggio atipico nel contesto culturale italiano di primo Novecento. Insieme con London e Conrad, Kipling rappresenta per Dàuli lo “spirito d’avventura, d’azione, di vita vissuta pericolosamente” (come scrive in un appunto conservato nella Biblioteca Bertoliana di Vicenza) che senz’altro gli è consentaneo.
Dàuli fu un infaticabile promotore culturale tra gli anni venti e trenta, un vero pioniere, l’artefice di scoperte che in molte occasioni per primo portò all’attenzione del pubblico italiano. Il caso più clamoroso fu senz’altro la pubblicazione di “Tutte le opere di Jack London”, impresa estremamente significativa e meritoria sul piano culturale ma gravosissima sotto il profilo dell’impegno finanziario, che ebbe come conseguenza il tracollo della casa editrice Modernissima, che se ne era assunta il carico.
Lo spirito con il quale Dàuli conduceva ogni sua attività era quello di promuovere la modernità e favorire il contatto tra le varie civiltà culturali e letterarie. I titoli scelti per presentare le sue collane evocano un’idea di letteratura che è soprattutto narrativa moderna e di respiro internazionale: “Ultra” per la casa editrice Dauliana (1928-1929); “Scrittori stranieri” per la Delta, anch’essa fondata da Dàuli (1928-1930); “Scrittori di tutto il mondo”, prima per la casa editrice Modernissima (1929-1930), poi per Corbaccio, con Enrico Dall’Oglio (1932-1934). Il fondamento ideologico è quello che ha conosciuto in Inghilterra e cui rimarrà fedele nei decenni successivi. Si tratta di una forma di comtismo, diretto a promuovere i valori della fratellanza universale e dell’armonia tra i popoli, la “Religione dell’Umanità” cui era stato iniziato durante il suo soggiorno a Liverpool (1903-1906). Accanto al comtismo si profila ben presto la devozione ai valori socialisti e libertari, idealità che sfociano in una serie di intraprese culturali guardate da subito con sospetto dalle autorità. La sua è un’editoria decisamente popolare, perdipiù proposta ed esitata a prezzi assai accessibili. I fascicoli aperti a suo nome dalla Polizia politica sin dal 1930 contengono numerosi rapporti informativi di agenti che segnalano con sospetto le attività di Dàuli: il tutto porta alla definitiva classificazione di Gian Dàuli come “antifascista”, con tutte le conseguenze del caso.
Generalmente si manca di ricordare che il primo contatto di Gian Dàuli con l’opera di Rudyard Kipling avvenne nel ’21, con la traduzione de Il garbuglio, numero 9 della collana “I migliori novellieri del mondo” (anche in questo caso con espresso riferimento ultranazionale), edita dalla casa editrice romana Urbis e diretta dall’ispanista ante litteram Mario Puccini (...)

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