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sabato 6 febbraio 2021

"Omaggio alla Catalogna" e Ken Loach

Leggendo Omaggio alla Catalogna di Orwell e guardando Terra e Libertà, è possibile avvertire la profonda ispirazione che lei ha tratto dal libro. Ha deciso di realizzare il film in seguito alla lettura del libro oppure le vicende legate a quel pezzo di Guerra civile spagnola – la resistenza della Repubblica, la spaccatura del fronte antifascista – facevano parte di una storia che lei aveva già in mente di raccontare? Ci può descrivere brevemente la genesi del film?

Ciascuno dei nostri progetti ha inizio con una conversazione tra il produttore, l’autore e me. In questo caso si svolse con Rebecca O’Brien e Jim Allen. Jim era uno scrittore con il quale avevo lavorato, a più riprese, per molti anni e ci eravamo spesso ritrovati a parlare della Guerra civile spagnola. Jim era un uomo della classe operaia di Manchester, politicizzato fino alla punta dei capelli. Era stato un minatore, aveva lavorato in porto e nel settore edilizio. Organizzava i lavoratori in sindacati, poi veniva licenziato perché era un militante e passava a un altro lavoro. Come scrittore comprendeva la lotta di classe grazie alle sue esperienze in prima linea. I suoi personaggi erano veri come la vita stessa. Bastavano poche battute di dialogo perché essi scaturissero dalla pagina, riconoscibili e pieni di vita. Tutte le sfumature del discorso politico, l’arretratezza, l’idealismo, il coraggio – e la commedia, sono tutti lì, nella scrittura di Jim. Aveva abbandonato il Partito laburista socialdemocratico, e non perdeva tempo con la versione di Stalin del comunismo.
Un tema onnipresente nel suo lavoro, che entrambi volevamo esplorare, era la questione della leadership della classe operaia. Parlammo molto della Spagna. Jim ne parlava come di una Bibbia per i socialisti: la prima guerra contro il fascismo, la solidarietà internazionale e le divisioni della sinistra. Eravamo alla fine degli anni ottanta. Jim suggerì che tentassimo di raccontarne la storia. Rileggemmo Omaggio alla Catalogna, ma anche altri libri. Red Spanish Notebook ci fu particolarmente prezioso, un memoriale di Mary Lou, scrittrice e poetessa australiana e di Juan Breá, rivoluzionario cubano. Catturava l’essenza dei combattimenti quotidiani, non solo contro il fascismo ma in favore della rivoluzione sociale. Ovviamente le principali opere di riferimento furono importanti ma ciò di cui avevamo bisogno erano i dettagli su quella che era stata la quotidianità della guerra.
Una volta in Spagna, a Barcellona per essere precisi, i ricordi delle persone furono inestimabili. Iniziavano dicendo di non aver voglia di rivangare i momenti difficili, ma una volta che cominciavano a parlare si rompevano gli argini. Ricordo di aver incontrato una donna che ancora lavorava al mercato di Barcellona. Aveva combattuto con la milizia ed era ancora arrabbiata perché, essendo una donna, era stata retrocessa dalla trincea alla cucina, per preparare il cibo per gli uomini. Era furiosa che le avessero portato via il suo fucile.
Le grandi domande, come in ogni film, sono: qual è il cuore del conflitto, quali personaggi mettiamo sullo schermo e in che modo ciò che accade loro raggiunge l’essenza di ciò che noi vogliamo raccontare? Pensammo che una storia antifascista non fosse abbastanza. Sarebbe stato troppo comodo per il pubblico, perché allora non potevamo immaginare che il fascismo sarebbe sorto nuovamente. Credo che ormai cominciamo tutti a riconsiderare questa opinione. Pensammo che per la nostra generazione fosse più importante mettere in discussione la leadership della Sinistra. Ancora oggi è una questione cruciale, espressa da Trockij con queste parole: “La situazione politica mondiale […] è caratterizzata principalmente da una crisi storica di direzione del proletariato”.
I primi mesi della Guerra civile spagnola esplicitarono questo problema con tutti i movimenti politici chiave impelagati in una battaglia spietata proprio nel periodo più critico,
con il verificarsi dell’avanzata rivoluzionaria nello stesso preciso momento in cui i fascisti erano alle porte. Sentimmo, forse in modo impertinente, che era una faccenda che dovevamo esplorare. (...)
(Ken Loach, tratto da "Omaggio alla Catalogna", Nova Delphi Libri 2021)

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