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sabato 4 dicembre 2010

TABISH KHAIR

Il bus si è fermato

(Recensione di Alev Adil – The Independent, UK – sul numero di Internazionale del 3/9 dicembre 2010)

Tabish Khair adotta un espediente narrativo visto spesso al cinema: usare un incidente stradale per legare tra loro storie frammentate. Il bus si è fermato tesse un ritratto evocativo dell’India rurale e delle piccole città attraverso un viaggio sullo sgangherato bus privato che percorre il tragitto tra Gaya e Phansa. Il variegato cast dei personaggi offre un assaggio di alcuni aspetti dell’India contemporanea. S’intrecciano vite assai diverse: lo sboccato autista Mangal Singh, romanziere mancato, abbandonato dalla moglie e sfruttato da suo cugino e datore di lavoro; la signora Mirchandani, compiaciuta e prospera patriarca indù; Farhana Begum, eunuco nostalgico dei giorni gloriosi in cui gli hijra erano più che prostitute e mendicanti ai matrimoni; Rasmus, un uomo d’affari frustrato di discendenza mista indiana e danese; Chottu, il ragazzo servo, in fuga dalla scena di un crimine terribile; Zeenat, una sexy “donna di strada”. Eppure Khair sembra più interessato alla partenza e all’arrivo che al viaggio stesso. In Il bus si è fermato ci sono i frammenti di un grande libro, un ritratto poetico nella vita di una piccola città indiana. Ma, nel complesso, il romanzo ammonta a meno della somma delle sue parti.

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