In uscita nella collezione "Le Sfingi", uno dei capolavori di Roth, La ribellione. In anteprima presentiamo uno stralcio tratto dall'introduzione al volume da parte dello scrittore Fulvio Ervas.
Quanto ha corso il mondo dal 1924,
l’anno di stampa di questo capolavoro! Così tanto da dare l’impressione di
essere piombati nel mondo di Andreas Pum, reduce dalla Grande Guerra.
Un mondo di disordine sociale e morale,
di ingiustizia. L’impero della Grande Diluizione, dove scompare la storia
personale, le aspirazioni, la fede, la vita stessa.
Joseph Roth racconta il volo di Pum
con maestria, una scrittura sontuosa, densa, empatica.
Andreas Pum, come uno degli uccelli
che imparerà ad amare, viene colpito nel corso della guerra da un cacciatore di
uomini come lui. Perde una gamba e, paradossalmente, questa menomazione diviene
per lui fonte di sogni, speranze, progetti.
Immagina, volando, che l’Istituzione
lo ricompensi, ne riconosca il valore, gli conceda un riscatto sociale. Ne
ricaverà, in effetti, una licenza per suonare un organetto e da questa deriverà
un’iniziale entrata economica, una relazione affettiva, un orizzonte di serena
esistenza.
Del resto, Pum, è convinto che i
suoi personali accadimenti siano nell’ordine delle cose, ne siano una inevitabile
conseguenza. Del resto, lui stesso è un fedele sostenitore dell’ordine: dio, lo
stato, le sue regole. Il rispetto delle gerarchie, del proprio posto nella
società.
Chi non riconosce e rispetta questo
ordine, sono i miscredenti. Gli altri. I sovversivi.
Bolle, nello sfondo, la confusa e
velleitaria esperienza della repubblica di Weimar.
Ma il volo di Andreas Pum non lo
condurrà tanto in alto da vedere la forma, e la grandezza, della gabbia in cui
la società, e la vita stessa, lo hanno rinchiuso. (...)
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