Presentiamo l'incipit del testo di Cecilia Muratori tratto dal volume Villa Diodati Files. Il primo Frankenstein (1816-17).
Il
destino di Victor Frankenstein è segnato dall’incontro giovanile con un autore:
Heinrich Cornelius Agrippa (1486-1535). Prima dei suoi studi della moderna
filosofia naturale all’università di Ingolstadt, e prima di mettere mano alla
creazione del mostro, è nel filosofo rinascimentale Agrippa che Victor trova la
descrizione di “fatti meravigliosi”, che stimolano la sua curiosità, e
suscitano il suo entusiasmo verso le possibilità della filosofia naturale.[1]
Victor Frankenstein racconta che l’incontro con Agrippa fu fortuito: confinato
in una locanda a causa del maltempo durante una vacanza in una località
termale, Victor si ritrova a sfogliare un libro di Agrippa, dapprima con
apatia, poi con entusiasmo. Shelley non rivela il titolo del libro, ma è
probabile che il riferimento implicito sia al famoso De occulta philosophia, pubblicato per la prima volta nel 1533, e
poi riproposto in numerose nuove edizioni e traduzioni (compresa una traduzione
in inglese – Three Books of Occult
Philosophy – nel 1651). Testo enciclopedico controverso, citato sia nei
manuali degli inquisitori, sia nella letteratura appartenente al filone
esoterico, De occulta philosophia
avrebbe offerto al giovane Victor una visione della natura come territorio
attraversato da impulsi e forze sui quali è possibile intervenire per dirigerli
e incanalarli. Nella prima versione di Frankenstein
(1818), Shelley non dice esplicitamente che cosa abbia attratto l’attenzione di
Victor nello scoprire questo testo, e parla genericamente della “teoria” che
Agrippa vi propone. Nella versione del 1831, invece, diventa chiaro che è
proprio il fascino per la teurgia – ovvero la possibilità di attrarre forze
sovrannaturali e convogliarle a proprio vantaggio – che guida Victor nelle sue
letture rinascimentali.[2]
Dopo
aver letto il libro di Agrippa trovato casualmente nella locanda, Victor
procede infatti alla lettura non solo di altre opere di Agrippa, ma anche di
Paracelso e di Alberto Magno. Il racconto suggerisce che la transizione da
Agrippa agli altri autori sia avvenuta senza soluzione di continuità, per una
naturale prossimità tematica. Che queste letture giovanili svolgano un ruolo
chiave nello sviluppo della storia di Victor Frankenstein è suggerito da un
passo in cui Victor inizialmente si rammarica di aver fatto un cattivo uso
della sua immaginazione infervorata dalla lettura di Agrippa, che avrebbe
potuto applicare allo studio di una scienza moderna e più razionale, come la
chimica.[3]
Victor prosegue poi ammettendo che queste letture probabilmente alimentarono
quell’“impulso fatale” per portò alla ideazione del mostro e alla rovina del suo
creatore. Quello che Victor aveva tratto da Agrippa, Alberto Magno e Paracelso
era quindi un sapere fantasioso, ma applicabile, forse non razionale quanto la
scienza moderna, ma non meno efficace. Senza queste letture, in altre parole, è
possibile che il mostro non sarebbe mai stato creato.
[1] M.
Shelley, Frankenstein or The Modern
Prometheus (1831 edition), a cura di S. Jansson, Wordsworth Classics, Ware
1999, p. 31; M. Shelley, Frankenstein or
The Modern Prometheus (the 1818 Text), a cura di M. Butler, Oxford
University Press, Oxford 2008, p. 22.
[2] Frankenstein (1818), p. 22. Frankenstein (1831), p. 31, e p. 33:
“The raising of ghosts or devils was a promise liberally accorded by my
favourite authors, the fulfilment of which I most eagerly sought; and if my
incantations were always unsuccessful, I attributed the failure rather to my
own inexperience and mistake than to a want of skill or fidelity in my
instructors.”
[3] Frankenstein (1818), p. 23: “I should
certainly have thrown Agrippa aside, and, with my imagination warmed as it was,
should probably have applied myself to the more rational theory of chemistry
which has resulted from modern discoveries. It is even possible, that the train
of my ideas would never have received the fatal impulse that led to my ruin.”
Cfr. Frankenstein (1831), p. 32.
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